mercoledì 19 novembre 2008

pensieri...3

Stasera sono stanca.

Stanca davvero e mi sembra di avere nulla a che fare con l’inutilità di queste giornate, consegno compiti che scrivo ad occhi chiusi, vergognandomi di doverli sottoporre a giudizio per quanto fanno schifo.

Mi motivo con l’esame e maturo la perplessità, l’alta probabilità di una bocciatura, la mole degli istituti è tale che oramai mi sfuggono, e perdo in sicurezza.

Non c’è niente di peggio che scrivere qualcosa senza essere convinti di ciò che si scrive, quantomeno per un’aspirante avvocato.

Probabilmente mi si schiariranno le idee, probabilmente peggiorerò.

Probabilmente nulla.

Perché forse peggio dello scrivere senza convinzione è lo scrivere senza crederci.

Perché fondamentalmente forse non me ne frega niente.

Non mi frega di scrivere del CONDOMINIO!! Io quelli del condominio farei come per lo stadio, li chiuderei tutti dentro un’arena e pace, dopo qualche ora si va a raccogliere i vivi, basta.

E invece la gente ci si avvelena la vita con le questioni condominiali e diventano possibili e patetiche tracce d’esame.

Mi distraggo, ma non penso veramente, mi faccio solo prendere dalle sensazioni, tutte quelle che capitano, che sono con me ora, forse nessuna veramente bella.

Allora vorrei solo le tue braccia attorno a me, chiudere i libri ed andarmene, lontano.

giovedì 13 novembre 2008

pensavo2..in 5 minuti...

che chi non ha voglia di lavorare è bene stia a casa, senza intasare il già saturo mondo del lavoro
che l'arroganza, l'assenza totale di stile e l'ignoranza sono assai comuni, troppo perché io viva bene da queste parti..
che sono fiera della mia categoria oggi, e che la Cassazione, seppur sviando il problema di base ha ben gestito la questione consenso al trattamento medico, e viva il II comma dell'art. 32 costituzione.
che spero che per un moto di fierezza non venga quello della delusione per l'irruzione alla scuola Diaz...nonostante i gip al tempo si siano abbondantemente espressi con moti di condanna...
che non dovrei pensare ma studiare, ancora e sempre in quei momenti liberi che restano.
buonaserata e buonanotte.

martedì 4 novembre 2008

inutilezze

pensavo...
- come è possibile che io abbia meno tempo ora di quando lavoravo?
soluzione a) non facevo un cazzo al lavoro.
soluzione b) sono io che mi convinco di questo, così quando penso che sono disoccupata non mi prende male.
- obama, secondo il nostro stimato PRESIDENTE, è ABBRONZATO, SILVIO O SILVIO ma quanto mi erano mancate le tue gaffe tu non sai..
- ma perché le persone accusano sempre le altre delle proprie miserie? ma ognuno si tenesse le sue e che cazzo!
- dell'Utri ha sostenuto che l'antimafia costa troppo, non contento ha sostenuto come avesse ragione nel sostenere l'innocenza di Mannino, ehm....come spiegare..mica la Cassazione ha detto che è innocente, ha rinviato in appello per la statuizione della rilevanza penale delle condotte ascritte a Mannino, ribadendo i canoni di determinazione del concorso esterno in associazione mafiosa, è diverso onorevole, diverso, non confondiamoci..
- immersa nella riflessione sui mali del mondo, mi domandavo ove collocare, soprattutto in che posizione l'annoso problema della stupidità congenita dell'essere umano, si accettano suggerimenti.
- la prova del miele è davvero un libro grazioso, facile facile, ma davvero interessante...
- facebook è davvero uno sputtanamento mondiale, divertente però...
- che nella pasta alla carbonara l'uovo non va assolutamente cotto, e il nebbiolo non ci sta un cazzo bene come abbinamento e io a tutt'ora ho fame.
- pensavo anche che chi lavora in Rai è fortunato perché è tutelato.
- che il disegno di legge sul testamento biologico non è fatto da capre perché affidare, seppur metaforicamente, alle capre tale paternità mi esporrebbe ad una possibile querela per diffamazione da parte delle capre stesse.
- poi pensavo al perché penso invece di studiare..bah, tanto...
...to be continued...

giovedì 9 ottobre 2008

Il governo salva Geronzi Tanzi e Cragnotti, e affonda l'Italia





Egregio Presidente della Repubblica Italiana,

innanzittutto un riferimento alla foto, riprende l'Assemblea Costituente, la ricorda? guardi l'aula.. è piena Presidente, l'ha mai più vista così? ha mai più visto uomini e donne di quello stampo sedere ed occupare le poltrone del Parlamento Italiano?

io no, gli ultimi sono morti.

Ebbene, parliamone Presidente.

Parliamo del decreto Alitalia in cui già si paventava l’immunità per i fautori del disastro della nostra beneamata (da chi?) compagnia di bandiera, ora è stata allegramente inserita una clausola generale che consente il salvataggio degli esimi signori sopraccitati.

Non lo sapevo, oggi però sono andata a leggere il decreto e, in effetti, quanto scoperto da report è esatto, se convertita in legge, il decreto salverà il deretano di molti, troppi.

E allora? E allora mi chiedo che leggano i nostri parlamentari in quel di Roma, quando emanano leggi e i decreti, mi chiedo perché diavolo vengano pagati.

Ma sono domande retoriche che non ha senso fare, lo sa anche Lei.

Però è giusto dirlo.

È giusto sottolineare le brutture del sistema cui il popolo si abitua e accoglie, è giusto sottolineare che l’Italia và come và per colpa degli Italiani e non certo per chi sta al Governo, che tanto chi se lo caga (mi perdoni il francesismo)? Può far quel che vuole, sempre, non si ferma mai e allora trovatemi qualcuno che si ferma da solo, senza interventi esterni.

E allora mi dica, anche Lei esimio Presidente della Repubblica, non starà firmando e ratificando un po’ troppi decreti? Sono lieta della sua presa di posizione, ma Lei sa, e lo sa, che la Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale, oramai ai tempi andati, l’uso di decreti non supportati dall’urgenza? Laddove l’urgenza sono terremoti e calamità naturali di vario genere, o terrorismo.

Allora Presidente, Lei che è custode dell’esempio del diritto perfetto, Lei che custodisce la Costituzione più copiata al mondo, gradirebbe per pace e bene di tutti arginare la deriva illegale di chi è precostituito per il mantenimento della legalità?
Lei, Presidente, che io stimo, ricorda la portata dell’art. 2 e dell’art. 3 della Costituzione Repubblicana? Al di là di chi oggi facilmente la liquida come retorica, Lei conosce la profondità del pensiero, la ratio che ha stimolato queste norme, nessuna legge dello stato (il minuscolo è volontario), può e deve andare contro queste leggi, pena l’eliminazione dal nostro ordinamento.

Io so che Lei conosce il significato di quelle norme, le conseguenze tutte, e allora fermi lo scempio.

L’Italia ha una grande tradizione giuridica, la più fiorente e copiata al mondo, noi, ahimè, abbiamo insegnato il significato della parola diritto al mondo, la sacralità della parola scritta a tutela delle minoranze, del povero, e cosa siamo diventati? Il peggior esempio vivente. Abbiamo insegnato per poi dimenticare, tutto, siamo il popolo peggiore in questo, siamo vili, pietosi, siamo tutti faccendieri e l’ignoranza e la corruzione dei Governi degli ultimi 30 anni hanno interamente distrutto il diritto di millenni, fregiandosi di essere democratici, nemmeno Mussolini riuscì del tutto in questo.

Il diritto sta morendo Presidente, se lei firma la riforma del Ministro di Giustizia morirà anche la Repubblica e la sua democrazia e io sono convinta che Lei lo sa, come spero sia sconvolto del fatto che la riforma è delegata in 5, 6 pagina di giornale, tutti concentrati sul lodo Alfano, che in confronto è niente.

La prego legga con attenzione la riforma, così come i decreti, tutti, del Governo.

Lei è l’unico che può perlomeno rallentare il decorso di approvazione, in maniera che non vengano approvate tutte le conversioni di legge in programma, e sono molte, troppe, se va bene 5 anni non bastano.

Tutti sappiamo che la legge NON è uguale per tutti, sappiamo anche che tra giudici aggiusta sentenze, leggi scellerate che rallentano i processi oltre ogni misura tollerabile (i processi iniziarono a rallentarsi col primo governo del signor B., non è un dato casuale, anzi, è pur vero che ha dato molto lavoro ai magistrati.. ma assicuro che al contempo ha emesso leggi su leggi tese proprio a rallentare i processi penali, tralasciamo quelli civili.. lo sa Lei quanto me), corruzione, concussione e avvocati la legge non garantirà mai nulla, però.. però Presidente si può migliorare.. perché peggiorare?

Ci pensi Presidente, ogni giorno, ogni minuto, non dimentichi.

Li fermi.

Cordialità.

Un'abitante d’Italia.


venerdì 25 luglio 2008

al mare finalmente!



finalmente!!! arrivo..
buone ferie a tutti..

domenica 22 giugno 2008

capita.

Esiste la stanchezza dell’intelligenza, è vero.
E’ un concetto su cui ho riflettuto traendolo dal “Libro dell’inquietudine” di Pessoa.
Ed è anche vero che questa, quando ti assale, è spaventosa, logorante, fa parte di quelle sensazioni che vengono così, senza che tu le abbia cercate, o volute, e non le sai spiegare.
E allora è come se non abbia più molto da dire a me, non converso più con me stessa, non mi spiego i miei sentimenti, non razionalizzo le mie paure e oscillo tra i venti.
Aspetto, stimoli forse, ma, in effetti, solo sensazioni.
Nel frattempo non ho nemmeno più molto da dire agli altri, o forse semplicemente non mi interessa più tanto e a volte mi chiedo quanto più ampio sta diventando il mio vuoto, quanto più dura la mia intolleranza, quanta enormità nella voglia di scomparire.
E’ una sensazione che sa di sconfitta, sa di inutilità, e di assenza.
Di nulla, io so ora di nulla e vorrei fregarmene di tutto e andare, eppure dovrei rifulgere di vita propria appunto per ovviare l’enorme tristezza dei fatti.
Invece ho l’abulia della sonnolenza, dell’assenza di voglia, ho l’inerzia di un giorno uguale all’altro, sempre lo stesso panorama dalla finestra, sempre la stessa sedia, le solite stronzate, le solite lamentele di gente che possiede più frustrazioni di me ed è convinta che un’aula di Tribunale gliele risolva, il mio sorriso ironico quando mi sento chiamare avvocato, le mie inutili precisazioni.
Il solito nulla, senza lampi e non godo di nulla, nemmeno di una buona cena e di un buon vino in ottima compagnia.
Non godo di nulla, ma al contempo ho l’inquietudine dell’azione, la totale e assoluta voglia di oppormi a qualsiasi metodo dell’agire comune che possa dirsi tale.
Ho l’idea di oppormi a qualsiasi logica, a qualsiasi scienza dell’agire.
E qui immagino diversi futuri paralleli, diverse me.
Ma sono lampi, poi tutto perde il senso, in alternate fasi calanti.
E allora vorrei dormire a lungo, non ammettere di aver sbagliato, ma tanto vale accorgersene.
Posso riparare, cambiare, modificare, essere qualcos'altro, forse.
E posso anche pensare che siano crisi così..lunghetta la mia eh, posso pensare che ognuno attraversando la strada che a scelto si guardi e si chieda che ho fatto? Ho davvero fatto qualcosa? Oppure ho così male interpretato me stessa da aver sbagliato tutto ciò che mi riguarda?
Si sbaglia, si pensa, poi forse si torna, poi ci sente in colpa per chi non ha scelto, ma solo subito gli eventi, ma la verità è che l’uomo è innatamente egoista e i sensi di colpa durano lo stretto necessario a farci sentire migliori di quel che siamo.
Allora lascio.
Lascio la professione civile.
Amen, pace e bene a tutti.

lunedì 16 giugno 2008

lavoro, lavoro e lavoro

Sarebbe utile disquisire sulle proposte di Legge portate avanti dalla maggioranza.
Sarebbe quasi divertente disquisire sugli effetti che quelle Leggi avranno sul sistema giudiziario al collasso, già al collasso, una bestia morente, senza speranza, eutanasia.
Nei precedenti 5 anni Berlusconi è riuscito a rallentare ulteriormente i processi, al contempo ad essere applaudito per essere un uomo attento alla sicurezza del cittadino.
Così attento da inventare tali e tante scappatoie giudiziarie (ovviamente usufruibili solo dai possidenti che hanno denaro per pagare proficuamente i loro avvocati), che un processo dura il triplo rispetto a quanto durava negli anni ’90.
Ora durerà il quadruplo o il quintuplo.
Viva la prescrizione.
Viva il divieto di intercettare e vabbé ne siamo tutti lieti, tutti felici, ogni cittadino si sente più sicuro ora, ne sono lieta, per loro.
Ma non ha senso parlare di questo, oramai è andata, la popolazione ha accettato tutto e i giudici oramai sono diavoli (oh a volte lo sono per carità..), solo La Russa e i suoi militari garantiscono sicurezza, o la Lega e le sue patetiche ronde, perché no e le sue leggi ridicole sul reato di clandestinità ( ma dico pensate all’ossimoro in quel decreto si parla di espulsione immediata, ma assurgendo a reato la condizione di clandestino impone allo Stato ed ai giudici di incarcerare lo stesso affinché possa essere celebrato il processo, perché forse non lo sapete cari i miei leghisti ma l’imputato ha il diritto costituzionale di assistere al suo processo!!in sintesi il clandestino non può essere espulso.).
Oggi vorrei parlare, o meglio accennare, di una proposta di legge che gravita in seno all’U.E., o meglio di quella che diverrà una direttiva vincolante nello scopo per gli Stati membri.
In Europa, signori, si discute la modifica della direttiva 2003/88 sull’organizzazione dell’orario di lavoro. L’11 maggio scorso il Parlamento europeo ha espresso il suo primo parere. La Commissione sta predisponendo una proposta modificata di direttiva in vista del prossimo Consiglio europeo.
In Europa si pensa di abolire il limite massimo dell’orario lavorativo settimanale dei dipendenti, sia Statali che privati.
Niente più limite alle ore settimanali, e quindi anche giornaliere, svolte, il tutto sarà devoluto alla mera contrattazione NON COLLETTIVA, MA PRIVATA, tra datore di lavoro e dipendente.
Ciò comporta:
1) totale assenza di controllo sindacale su tali contrattazioni in assenza di una regolamentazione generale che ponga dei limiti all’orario svolgibile dal dipendente durante la settimana lavorativa.
2) totale sottomissione del dipendente al datore di lavoro.
3) cancellazione della disciplina degli straordinari (quindi ogni ora sarà pagata uguale e non maggiorata poiché in più).
4) massacranti turni di lavoro, privi di qualsivoglia tutela…poi il ministro del lavoro pensa a decreti sicurezza sul lavoro..
In Europa in sintesi, per bocca e penna di tutti i Ministri del lavoro degli Stati membri, ben ben appoggiati dalle varie Confindustria e in un’ottica liberista portata all’estremo, si stanno cancellando tutte le lotte dei lavoratori del ‘900. si sta annullando la storia. Si sta condannando la nostra generazione e le generazioni future all’annientamento psichico e fisico per pochi spiccioli, si condanna il lavoratore al lavoro forzato per non essere mai poveri, per non essere mai licenziati.
Il brutto è che l’Europa appare così lontana che nessuno se ne interessa, nessuno si interessa alle Leggi che essa emana, eppure le Leggi Europee hanno vigore nel nostro Stato.
sono solo brevi spunti quelli che ho dato, il tanto per pensarci, il tanto per non pensare che l'Europa è lontana e ininfluente, non è così, l'Europa sta cambiando il nostro volto.
La Legge passerà, lo so, senza che nessuno batta ciglio.

sabato 17 maggio 2008

ritorni



flash.

mesi di assenza.

non ti vedevo da dicembre.
non ti vedevo sola da settembre 2007.
per me non ti vedevo da settembre.
ed ora sei qua, semplicemente, non ostante la vita vada avanti per tutti, la tua più immobile di altri, la mia diversa e ancora più agnostica, ma queste sono altre storie.

probabilmente ci volevi tu, probabilmente sei stata tu, e io sono tornata indietro di anni, tutte abbiamo fatto un balzo indietro, lo so, l'ho visto ieri tra la calca a ballare canzoni stupide che non ballavo da anni, in posti strani che non frequentavo da anni, eppure eravamo lì, eravamo noi come anni fa, come ieri, il resto a parte, inesistente, quasi inopportuno.

ed è stato bello e mi è piaciuto e in fondo non sei cambiata per nulla, ed è divertente vederlo, ho rivisto ogni pregio ed ogni difetto, quasi forse un po' amplificati.
questione di sensazioni. questione che un po' di respiro in questa Italia di merda a volte ci vuole.
e sì, l'Italia fa schifo mia cara, ma d'altro canto è assurdo pretendere un'italietta dotta e di sinistra, è ridicolo già solo pensarla veritiera, si vorrebbe, ma cambierebbe qualcosa a fronte di un mondo che va comunque a puttane? tanto chi comanda è sempre lo stesso e non sono i nostri beneamati governanti, essì essì L'Italia amica è così, il mondo è così, eppure ancora si sta qua mia cara, in ogni caso qua, in cerca di un sorriso, in cerca di piacere.
bisogna concentrarsi sul piacere.
il piacere di ridere con te, di bere del vino, o della birra che sia, con te. di ballare stupidamente, consapevolmente.
il piacere dei piedi nudi sul prato del Castello.

di andare alle Ariette stasera, insieme, sempre noi, come anni fa, bestemmiare per il ritardo di Lara.

di cogliere le ciliegie dall'albero domani, arrampicarmici se mi regge.
di ridere leggeri, sereni seppur nella merda, senza una lira e nel totale precariato.

di urlare se si vede un culetto bianco, spaventandolo a morte.
il piacere dell'assenza di astio delle cose, per le cose.

il piacere di noi.
ed è bello pensarlo, e voglio pensarlo, voglio pensare a questo, al mare, al mio Kundera sul comodino a braccetto di Feyerabend e Izzo.
e sorridere di loro.

con voi, stasera, domani e dopodomani e se incontrerò un leghista avrò compassione della sua faccia grigia e triste, ossessionata da tutto, in preda alla paura, avrò pena di lui e del suo nulla.

che cosa orribile la paura.

ma noi ce ne fottiamo, noi stasera e domani e dopo ridiamo, noi stasera e domani e dopo viviamo.

martedì 6 maggio 2008

portogallo.



atterri a Porto e ti appare proiettata nel 2030, subito osservi come anche da queste parti i servizi siano nettamente superiori.
ti prelevano appena scendi nella sezione metro e ti mettono sulla linea adatta, direzione centro città.
esci a Sao Paolo e sei catapultato indietro nel tempo di un centinaio di anni almeno, ti volti e vedi l'azzurro del rio che costeggia Porto, dietro di te infine salite nocciola, ai lati meravigliose viuzze talmente piccole che ti chiedi come le macchine possano entrarvi così alla perfezione e così velocemente, istintivamente dubiti dell'effetto ottico.
risali lentamente sino a praça da Libertade e poi giù a picco, improvvisamente, dalla cima, discese e colori e profumi e ti pare quasi che potrai fermarti solo ai piedi di una via qualsiasi che è il Rio, e poi è Ribeira e il mondo cambia, e la percezione del tempo cambia.
il passo si fa istintivamente lento ad osservare gli intonachi vecchi e scrostati, dignitosi e pieni di vita, ci si protende nelle porticine larghe 50 cm e alte 1 e 60, blu, si assorbe ogni odore ed ogni essenza, si guardano i pescatori stanchi alle porte di minuscoli bar e le donne che cucinano all'aria e ti sorridono invitanti, come le meretrici degli angoli mai nascosti, tornite e allegre.
a Ribeira ci si perde con assoluta gioia, a Ribeira si seguono gli splendidi odori di cucina di pesce e pane e dolci e spezie, ci si ferma con gli odori, o per il vino verdhe regalato o per la musica o le danze improvvisate e allegre, spontanee, non turistiche, i turisti sono più su, molto più su.
a Ribeira c'è povertà dignitosa, e ci sono i sorrisi più belli della città, e li osservi tutti e tutti indicano il Rio e il tram e le fabbriche di porto generose.
a Ribeira tutto è obliquo e scosceso, tutto è nocciola e scrostato, tutto è meravigliosamente vecchio, tutto è mestiere, ciabattini, pescivendoli, baristi d'altri tempi, pellettieri, librai.
librai..qui scopri che Ricardo Reis è uno pseudonimo di Pessoa e tu, imbecille, hai lasciato dentro una libreria un'edizione autografia di opere di Reis, senza riconoscerlo, così, ti attiravano altre cose.
Ribeira è malinconica vista dal monastero, la si lascia con tristezza, a caso, col viso voltato tra gli alberi dell'Altalejo, percorri la statale tra l’odore penetrante di pini e querce, scegli dove fermarti, dove sostare, sorridi ai piloni messi apposta per le cicogne che costruiscono nidi di rami, enormi giacigli sopra le teste dei contadini e il verde dei campi e i carretti trainati dai buoi e i fiumi e le valli.
Poi arrivi a Nazarè e lì ti fermi.
È una città, non verrebbe voglia di fermarsi subito, perché città, poi passi vicino all’oceano ed è un’esplosione di blu e di bianchi, bianchi e blu e azzurri delle case e viuzze talmente strette da poter toccare entrambi i muri in lungo con un sol braccio e di nuovo odori e suoni e musiche e donne dai 7 veli colorati alle gambe e i sorrisi dei bimbi fuori da ogni vicolo in cui giocare a nascondino è il sogno di ogni bimbo, perchè laggiù i bimbi giocano ancora a nascondino e con le bambole sedute nelle sedie di paglia a far prendere loro il thé e a calcio ed è bello pensare che ancora si faccia e non esista solo play station o similari...
E ti fermi in spiaggia lentamente, assapori ogni rumore, l’oceano fa un rumore splendido, un gorgoglio profondo e continuato, sino al frastuono assoluto della tempesta.
Attendi, poi sono le 6 e i pescatori tornano in porto, le barchette colorate di nero a strisce blu, i berretti appuntiti simili a Venezia, sorridenti e le donne ai moli, in attesa, un rituale quotidiano che dimentica ogni attività, sono tutti al porto, tutti danno una mano, tutti si allungano alle casse di sardine e granchi e gamberi e aragoste, e tutti si spostano lenti in spiaggia più a sud, come una processione quotidiana, un vivere del mare ai loro ritmi, lenti aprono le sardine e le mettono al sole ad essiccare su essiccatori di legno semplicemente, così, all’aria, al mare, non immagino nessuno che possa venire a rubarne qualcuna.
Stessa fine i polipi, i granchi li offrono ai passanti, ad una miseria spesso gratis alla fine della serata, il prezzo va a viso, va a sorriso ed a rispetto dimostrato.
Va a viso anche la pensione d’azulejos in cui abbiamo dormito. Un viso da poco od una cortesia immensa. Un sorriso al mattino. Ed è di nuovo vicoli bianchi come il latte, ed ogni giorno danno una sensazione di diverso, di nuovo.
E poi via fino alle bocche dell’inferno, dove l’oceano non è mai calmo e ancora pini ed abeti e querce e piccoli paesi dai nomi ignoti e piccoli ristoranti ed altri sorrisi ed altri caffè e provare a fare il caffè con i vecchi per vedere l’Italia e la differenza e poi Lisbona dai ponti infiniti, Lisbona malinconica ma vestita a festa per i turisti, Lisbona città grande che perde un po' in genuinità.
Lisbona e l’alfama, dove il fado è perso in locali turistici, dai menù turistici e un Rio enorme ed inquinato, triste e spento.
Lisbona e qualche piacevole pezzo di Nuoro e dintorni per una birra, per caso.

Lisbona e il ristorante degli operai dove non ci accolgono, dove non ci guardano, dove infine ci adottano, così, per simpatia, perché da turisti abbiamo apprezzato il cibo povero ma sostanzioso e che cibo, divino, assolutamente divino con aguardente omaggio del figlio della padrona, con il caffè fatto con cura e l’invito a tornare e un obrigada sono io signora che le è piaciuta la mia cucina, io di più perché ero a casa all’estero e lei mi sorride e io penso che in Italia si sorride poco e male.
questa è l'alfama scovata per caso, dal nulla e genuina, probabilmente a ritornarvi non la troverei.
Poi viene il deserto e l’Algarve e Obidòs e la sua gingja sin dal mattino, nettare di ciligie in un paese uguale a 500 anni fa, i suoi vecchi sembrano di 500 anni e ti guardano curiosi e sorridenti, scuotono il capo con dolcezza ai nasi per aria.
e ancora un minuscolo bar lusitano visto per caso dove i vecchi siedono tra vino e carte e via, ancora, capo Sao Vincente e la fine del mondo conosciuto e l’oceano, solo oceano e surf e surf e oceano e coste altissime e conchiglie gialle e io che prendo la prima onda e solo i blu infiniti e marrone e nocciola e giallo e musiche naturali e noi, zitti.

sabato 3 maggio 2008

la vergogna.



accade che torno in Italia dopo 8 splendidi giorni in giro per il Portogallo, da Porto a Sagres, passando per Lisbona e Nazaré ho conosciuto dei posti meravigliosi e della gente altrettanto bella, mi sono crogiolata sull'oceano e ho fatto surf per la prima volta in vita mia, volevo scrivere di questo e poi...
poi accade che il penultimo giorno di vacanza prendo in mano Le monde e leggo che Roma è andata al fascio picchiatore, sposto lo sguardo e vedo che Libero (un pò sconvolta per la sua presenza in Portogallo), titola: "Walter non ti resta che l'Africa", titolo quantomeno razzista e sciocco, oltre che volgare e la mia già azzerata voglia di tornare crolla ai minimi storici.
poi accade che torno in Italia e leggo:

"Le terribili minacce che giungono da Tripoli dimostrano che avevo visto giusto indicando la Libia come regista della strategia di invasione delle coste meridionali del nostro Paese. Per fortuna, grazie agli elettori, vi sarà finalmente nel nuovo governo la presenza significativa dei crociati della Lega Nord, in grado di combattere fermamente il pericolo del terrorismo jihadista e i suoi palesi e occulti sostenitori. L'Italia, grazie anche alla Padania, è un grande Paese e non si farà intimidire da chi semina sentimenti di odio contro di noi, contro la nostra religione e contro la nostra civiltà".
a tal punto sono totalmente inorridita e mi vien da dirvi a voi, a voi del nord, a voi che pensate di essere superiori e siete anche voi del sud Europa, ma forse anche la geografia è per voi troppo.
a voi che per quell'assurdo 7% che avete preso pensate di poter parlare a nome dell'Italia.
a voi che con le vostre viscide facce da maniaci pervertiti sorridete irridenti alle telecamere, affermando superiorità razziali inesistenti.
a voi che sareste la gioia di Lombroso al nord.
a voi che osate parlare di cultura con arroganza, anche se il vostro livello di conoscenza è pari a quello di un infante senza possederne l'innocenza.
a voi che viscidamente commentate le prostitute per strada, perché vi immagino così, vi vedo così, lo so, eppure vi riempite la bocca con la parola famiglia.
voi che ce l'avete duro e a guardarvi si dubita perfino che ce l'abbiate, mammolette incapaci di assumervi le vostre responsabilità se l'Italia va male.
a voi che vantate credibilità all'estero solo perché non sapete parlare altro che il vostro finto dialetto e non capite i titoli dei giornali, ma solo le immagini, con sforzo e tramite traduttore.
a voi piccoli fascisti in erba che cogliete l'acqua del Po in un ridicolo rituale che sostenete vecchio di millenni, dimenticando che la pianura padana è stata bonificata da Mussolini e voi esistete dagli anni '90.
a voi che vi piace viaggiare senza apprendere nulla.
a voi che sapete solo parlare di denaro e pensate di produrre per tutti e poi evadete in 140.000 tra Lombardia e Veneto e i tram signori ve li pagate con i nostri soldi, quelli di Roma ladrona.
a voi che volete rivisitare la storia perché l'avete studiata sulle figurine panini.
a voi che la sera tornate a casa dalle vostre mogli inveendo contro gli extracomunitari, salvo impiegarli nelle vostre fabbriche a meno del minimo salariale, sentendovi anche generosi in questo.
a voi che siete il prodotto peggiore della modernità paurosa e votata al nulla,
voi che siete potere del Dio denaro.
a voi che siete così meschini e ipocriti e maiali da avere schifo di voi e dar aver schifo di chi ha creduto in voi.
a voi che prendete la prima comunione guardando lascivi il Cristo che pensate vicino.
a voi io dico che siete gli ultimi dell'Italia, voi siete coloro che rinnegano il nostro passato, la nostra storia, la nostra immane cultura storica e artistica.
voi e solo voi siete coloro che disonorano l'Italia.
voi siete la nebbia d'Italia.
siete il nulla che vaga in una parlata indecente.
siete coloro che abitano in una terra che è grigia dal cielo e ne avete preso il colore.
voi non mi rappresentate, voi non sarete mai Italia.
voi vorreste, ma non potete.
voi che non conoscete dignità andate per voi, soli, insieme all'expo di Milano, voi andate, lasciate me a piangere per Venezia che pare abbia perso colore oggi.
lasciate noi al sole.
lasciate a noi l'Italia, a noi che siamo ancora in grado di sorridere a chi ci è di fronte e anche se di sorrisi non si mangia alleviano la vita, da sempre.
voi non avete sorriso e sono io a non volere voi, sono io a non voler la stessa nazionalità che avete voi.
voi mi fate schifo.
voi mi inorridite.
voi mi fate vergognare e questo mi dice che non sarei dovuta tornare.

lunedì 21 aprile 2008

assenze

bisogna mantenere la calma. sempre. anche quando si vorrebbe sbattere tutto al muro. pura, innata e liberatoria violenza.
e allora perché non ho capito? perché non ti ho capita? come hai potuto ovviarmi con tale facilità? è perché sei lontana? è perché quando ti ho vista sabato mi sei sembrata così apatica, così priva di te da spaventarmi ancora di più, da farmi stare col fiato sospeso, senza più spegnere il telefono, in attesa, agonia.
e me ne frego del volo rinviato e delle rabbie represse e ci sei solo tu, e rispondimi e parlami e non è come dicono gli altri, ed ho paura per te e per me, per le colpe, per la mia lontananza.
non posso far nulla, posso solo dirti vivi.
e vivi, vivi, se vivi ci sarà un tempo in cui tutto sarà lontano, in cui i libri saranno letteratura e non presagi, vivi perchè è presto, troppo presto ora, non puoi far nulla e non riesco a fartelo capire.
vivi perdio.
per te e per quel che sarà.
per te e per sorridere un giorno al pensiero di quel che volevi.
vivi per chi muore intorno, anche se sembra assurdo.
vivi perché non ti perdonerei.

venerdì 11 aprile 2008

non votare

Votare è un diritto e un dovere.
Ognuno di noi dovrebbe votare, io dovrei votare, tutti dovrebbero mollare qualsiasi cosa stiano facendo ed andare a votare.
Ebbene, quest’anno non lo farò.
Dirò di più, dirò cosa mi piacerebbe: MI PIACEREBBE L’ASSENZA DI QUORUM!!! Eh si si, mi piacerebbe da matti, mi piacerebbe che al conto delle schede ci si rendesse conto che i votanti non superano il 50% degli aventi diritto.
Panico! Si creerebbe il panico, il più assoluto panico, si disquisirebbe per mesi sul perché, per ovviare fraintendimenti i non votanti dovrebbero tutti inviare un e-mail ad ogni partito con scritto: A CASA, tutti! facce nuove avanti, pensieri nuovi avanti, cariatidi a casa.
Tutti a casa e fanculo alla Vostra pensione.

Ecco questo mi piacerebbe.
Ed è quello che farò.
Non mi tapperò il naso e voterò Pd, non voterò Rifondazione perché alcuni punti non mi piacciono, non voterò sinistra critica perché siamo nel 2008, ammettiamolo anche con noi stessi, è ora, gli altri beh, non ha senso parlare della frangia di destra.
Agli altri auguro buon voto.

p.s. si potrebbe proporre anche un voto che io reputo molto dadaista: la SANTANCHE’, avremmo tacco 13 e Vuitton gratis per tutti!!! Ma ce la vedete volteggiare a Palazzo Chigi????mamma mia..

mercoledì 26 marzo 2008

paura


c'è qualcosa di viscido nella paura.
è scivolosa, melmatica, odiosa, ne afferri un pezzo, lo stringi, gli parli e riparli, tiri, sembra che scompaia, allora smetti di combatterla, diventi acqua che si richiude sopra i corpi che ha assorbito dentro di se, ti volti e cazzo! è di nuovo lì, nemmeno un graffio perdio, nemmeno uno. allora t'incazzi.
t'incazzi con la filosofia e i suoi archetipi.

t'incazzi con la psicologia e fanculo Young e Freud.
t'incazzi con Jodorowskj anche, perché? perché cristo io ho provato a non combattere la paura, davvero e mi sono fidata, dici che se non la combatti questa scompare, allora caro, sai dirmi perché è ancora qui?? no, dico, così per dire, ok ok sei più bravo di me, la psicomagia mica la si impara in un attimo, sono anni di applicazione, vero e ancor vero, ma sai io non ho una strega indiana da me, nemmeno uno sciamano africano, né una jana sarda, se può essere lo stesso, quindi faccio da me! e però niente amico mio (perdona il tono colloquiale) proprio niente.
allora
boh, provo a controllare i sogni? poi però ci arrivo a cancellare la paura? no, perché in effetti io volevo arrivare a questo, il resto, bah mi secca, ma faccio senza. ascò io faccio così ti vengo a trovare, eh? che dici? guà non sono pedante, giuro, eppoi mi rimani solo tu, Young è morto, Freud uguale, i grandi filosofi non ne parliamo!
siamo d'accordo? è che poi mi fa incazzare a bestia che non riesca, davvero, eppoi mi piaceva tanto l'idea, si mi secca proprio fallire, ancor più perdere, soprattutto persone sai? si, soprattutto persone, in un sospiro, in un invecchiamo assieme e in un saluto a Bordeaux, poi potremmo anche analizzare com'é che la mia amata Francia ultimamente mi crei, come dire, mm, mettiamola sui guai va! lo voglio evitare, capisci? si io ho deciso, ti vengo a trovare, arrivo, aspettami!

lunedì 17 marzo 2008

meno 33



meno trentatre.
poi non sarà altro che rumori di nuovo e d'acqua.
acqua e rumori di nuovo,
per disabituarmi ancora alla città.

giovedì 6 marzo 2008

nonluoghi

Non secondo Augé, né secondo Berger, ovvero Spinoza, che pure stimo, nonluoghi secondo i medi, i comuni, nonluoghi di cui abbiamo bisogno, identità, di cui abbiamo necessità e ahimè non abbiamo.
Non abbiamo riferimenti che non sia storia, che non sia luogo o desiderio, non abbiamo altro che le nostre percezioni sensoriali, di memoria, non abbiamo nulla che non sia costruito, ora in infanzia, ora in adolescenza, non abbiamo altro che smacchi nascosti da tirar fuori a tempo debito.
Eppure abbiamo bisogno di collocazione e di collocare gli altri.
Abbiamo bisogno di definizioni, non riusciamo ad esserne esenti, dobbiamo necessariamente collocare le persone che ci circondando entro limiti ben definiti a noi comprensibili, ciò che non comprendiamo semplicemente non lo assimiliamo all’istante per quel che è, abbiamo bisogno di scomporlo e di riferirlo a qualcosa che ci è noto.
E allora, banalmente, se telefoniamo al mobile di qualcuno il primo bisogno che abbiamo è di collocarlo in uno spazio-temporale, il secondo è il sapere chi stiamo chiamando, non in astratto, ma in maniera definita, accettiamo l’estraneo solo ove dovuto, per necessità.
Abbiamo urgenza delle cose altrui, sapere per collocare, come piccoli magazzini di pensiero a compartimenti stagni in cui ogni persona a noi nota ha la sua esatta collocazione, la sua esatta definizione, fissa.
Ci turba, fateci caso, quando questa persona modifica il suo comportamento, o malauguratamente cambia, ne abbiamo quasi il rifiuto, e spesso tendiamo alla critica, semplicemente non riusciamo più a collocarla nei nostri luoghi mentali, nei nonluoghi che gli abbiamo dato.
Occorre un processo di scomposizione e ricomposizione mentale, affinché la persona in questione possa rientrare nuovamente nello scomparto mentale a lei dedicato e ciò, per quanto ovvio, può accadere solo in presenza di un forte affetto, non teniamo nella giusta considerazione l'evoluzione umana, soprattutto di pensiero.
Esattamente come ci turba il contatto con chi nelle nostre convinzioni, o percezioni, non risponde ai nonluoghi creati dalla nostra mente.
Difatti è perfettamente falso che l’uomo non si ferma alle apparenze, non in senso assoluto, ma relativo, quando incontriamo una persona ne notiamo subito l’abbigliamento e se questo rientra nei nostri gusti spesso possiamo anche soffermarci a conoscerla, in caso contrario tale persona viene accantonata, è umano ed indefettibile.
Faccio un esempio, quando si incontra una persona estremamente tirata, spesso si classifica con un banale “fighettina/o”, e nel caso in cui noi siamo di altre “sponde”, semplicemente la accantoniamo, la molliamo, non ci interessa, per converso se incontriamo qualcuno che riteniamo affine ci soffermiamo, parliamo, magari azzardiamo serietà nelle conversazioni, spesso e purtroppo accade che l’affine non lo è, ma solo modaiolo, il tirato lo è.
definizioni, è la parola d'ordine.
L’uomo è banale in fondo, prevedibile, facile al giudizio e al giustizialismo, secoli di libero pensiero, di filosofia, sociologia e antropologia hanno di ben poco aperto la mente, o forse rimane solo una questione di maturità.
Forse è invece questione di una conformazione genetica, o di una profonda mancanza di dialogo, di ottusità anche, di assenza di tempo perlopiu.
non lo so, invero non lo so.
Ora mi chiedo quanti compartimenti stagni possiede ancora la mia mente? Quanti nonluoghi da far divenire luoghi? E quanto sia esatto ragionare così, o meglio ciò è giusto? no, ma non per motivazioni profonde, ma perché resto ancorata tenacemente alla concezione relativa della giustizia (su questo consiglio Giustizia di Dürrenmatt, al di là della filosofia) e del mondo in sé, che mai è univoca, niente è univoco.
il triste è che nonostante si provi a modificare questo atteggiamento, a imporci il basta, lascia vagare la mente come viene, cadiamo sempre nell’errore di avere la necessità fisiologica di dover inquadrare qualsiasi cosa ci si presenti davanti.
Badate non parlo dei pregiudizi di strapazzo o d'altro di simile, parlo di classificazioni di ciò che incontriamo, a prescindere dall’indubbia e innata curiosità dell’uomo che lo spinge sempre ad una ricerca sia interiore che esteriore, mai sia diversamente, all'apprezzare questo, ma il nuovo, il diverso dobbiamo, per quanto diverso, associarlo sempre a qualcosa che conosciamo, altrimenti ne siamo sconvolti, scioccati, nelle ipotesi migliori affascinati e soggiogati.
Tutto ciò in sintesi per dire che sto di nuovo cambiando dentro, sono camaleontica, in questi anni ho cambiato varie volte punto di vista e forma mentis, mi rendo conto di aver creato scompiglio qualche volte, però è bello, io inizio ad apprezzarlo davvero, mi piace proprio, devo lavorarci, ma mi affascina, andare anche contro me e soffermarmi, impormi di non cercare verosimiglianze, assonanze, anzi viva le dissonanze, insomma nonostante i retaggi mi sa che li scompongo tutti gli scomparti della mente, oh poi in quanto umana si dovrà provvedere mio malgrado a ricomporli tutti!!

mercoledì 27 febbraio 2008

il sorriso di ieri.



le conversazioni a volte prendono la deriva, vagano per meandri intimi che non riguardano le due persone che conversano.
a volte ci si trova con estranei a conversare del senso di amare.
a volte è piacevole.
a volte ci si chiede come sia potuto accadere, perché ci si trovi in quella data situazione e come mai nonostante tale consapevolezza si rimanga lì a conversare, magari amabilmente, più spesso attoniti, tentando di convincere l'interlocutore della bontà dei propri argomenti.
quali argomenti poi? che frega all'altro delle proprie convinzioni, dei propri pensieri? però queste conversazioni aiutano, l'estraneo spesso può farci pensare tanto quanto un amico e le conversazioni inizialmente superficiali possono diventare profonde, dal nulla solo per il gusto di proseguire, anche da soli, in introspezione.
oggi però mi vieni in mente tu e mi si arroca la voce di dispiacere.
ti vedo come qualche giorno fa, occhi cerchiati e zigomi evidenti, troppo evidenti.
ti vedo vuota e questo mi strazia e mi riempie di rabbia.
ti vedo china inutilmente. non serve, lo sai anche tu.
non aiuta che a straziare quel poco che resta.
ti vedo fra tua sorella e un'amica, eppure non ti vedo.
non sarà oggi.
allora penso che l'importante e sapere dei i motivi della propria vita tutti, ma non serve sviscerarli sempre.
so che l'importante è sapere cosa non sarà, non è vitale sapere quel che sarà.
so che l'importante è sapere dell'amicizia, ancorché lontana.
sapere dell'amore, della follia, del perché si stringono i denti e ci si incazza.
sapere delle proprie fatiche e si del dolore che spezza in vena, anche di quello.
sapere del buon vino e della buona compagnia e che anche se non parli non è importante, se non ridi non è importante, se piangi va bene.
non va bene se muori dentro, se lasci che tutto ti assalga, non va bene se non gridi o strazi, non va bene se aspetti che siano i luoghi a curarti, non va se perdi te.
non va bene se non senti più, hai l'unico dolore che significa vivere, vale la pena, fosse poco o tanto, non fosse niente o inutile, ma non deve mai impedire.
e l'amaro è che tutto quello che ho scritto probabilmente non ha senso, o probabilmente lo ha, ma non per te.

martedì 19 febbraio 2008


L’argomento prediletto di questo periodo sono le donne.
Le donne e il loro corpo.
Le donne e il loro utero.
Le donne e il rinnovarsi del femminismo.

Ecco parliamo di questo ultimo aspetto: il rinnovo del femminismo, la rinascita del femminismo, che si avverte come sorta di estrema difesa dei diritti delle donne. Non ritengo sia dovuta un’incanalazione di questo genere, anzi la ritengo pericolosa perché rischia di dividere e di lasciar fuori chi in questo non si immedesima.
Non sono mai stata femminista, nemmeno nella più acuta giovinezza, ne riconosco e ne ammiro i meriti, ma non mi ci riconosco io oggi, nel 2008, semplicemente.
Dirò di più:
- grossa stronzata che una donna per far carriera debba diventare uomo, perdendo la propria femminilità a favore del potere. Personalmente mai, e dico mai, ho visto una professionista vestita da uomo, avulsa dalla sua femminilità, anzi. Non ho mai visto una donna in carriera coi baffi e i pantaloni da uomo, piuttosto le ho viste in tailleur D&G e Armani, che diamine non è che lesino in femminilità.
Le ho anche viste fare le gatte e metterla nel deretano dell’imbecillotto di turno con un sorriso a dir poco soave, e di questo godo anche io.
- stronzata anche il luogo comune che la donna bella è necessariamente stupida, posso citare innumerevoli casi di donne belle ed intelligenti e donne bruttine e pure stupidotte, per converso esistono, come in tutte le cose, donne belle e stupide e donne brutte ed intelligenti, purtroppo sono più spesso le donne a sostenere la classica frase rivolta alla bellona di turno: quella è una troia, oppure quella è una stupida.
- Non mi offende che un uomo mi dica che ho le “palle così” invece che “le ovaie così”, non mi offende perché a guardarsi intorno ci sono talmente pochi uomini con le palle e non in preda a tormenti ansiogeni e ansie da prestazione, che qualcuno deve pur prendere il loro posto e in assenza, come in tempo di guerra, le donne fan sempre da se.
- non ritengo la fellatio umiliante, (diciamocelo), la fellatio è potere, gli uomini in quei momenti sono in tuo esclusivo e assoluto potere, potrebbero intonare anche un coro gospel a comando o prometterti una casa o un anello o altro, cosa che peraltro sanno bene le donne orientali.
- non mi sento lesa nella mia dignità di donna se ce ne sono poche in Parlamento, pensando a chi c’è mi verrebbe da dire che dovrebbero essere anche meno.
- mi offende per converso la storia delle quote rosa, per carità, per sentir dire a tutti: tanto è lì perché ci sono le quote rosa! Maddai, mi verrebbe da pensarlo anche a me, quindi nada, niente quote rosa, le donne se vogliono arrivano ovunque e non hanno bisogno del contentino di due politicanti imbecilli che sembrano in perenne ritorno dalle Hawaii (vedi Bonaiuti).
-poi su sveglia, nelle Università le donne sono il 30%- 40% in più, nella scuola di Magistratura che frequento su 67 persone ci sono solo 12 uomini, non sarà per ora forse, ma quando saremo nonne toccherà andare a cercare degli uomini con il lumino, altro che quote rosa.
- ho visto raramente una donna in gamba farsi umiliare da uomo o soccombere ad esso, ho più spesso visto il contrario.
- semplicemente l’uomo che ragiona da maschilista è imbecille prima che maschilista, ma questo è un vantaggio perché è più facile da prendere per il culo, se si è sottovalutati si frega più facilmente il difficile viene quando si è sopravalutati.
- non ho amiche idiote, ma vedo spesso donne idiote in giro, più di rado vedo uomini imbecilli, questo perché la donna spesso si concentra sul corpo e lascia la mente al caso.
- la donna è ossessionata da cellulite, culi e tette, ma è un suo limite non dell’uomo, che è in sintesi un sempliciotto che si volta al suono di un paio di tacchi, fosse anche Mercoledì ad indossarli, oh poi magari si stufa eh, ma intanto...
- la donna ha più spesso il limite di se stessa che dell’uomo o del suo ostracismo.
- la donna se partorisce ha finito, non perché ha partorito, ma perché se lo dice da sola, o ancor peggio da retta al sollecito marito. Conosco qualcuno che con un figlio si è laureata in Economia e Commercio, ha fatto l’assistente Universitaria, e a 28 anni era di ruolo in una scuola pubblica, alla faccia delle ex sessantottine che finita l’Università si sono sposate e hanno dimenticato tutto, compresa la laurea nel cassetto.
No, non sono femminista perché non ne rinvengo la necessità oggi, né, tra le donne che me ne parlano, vedo qualcuna in grado di onorare questo movimento, da cui purtroppo spesso sono emerse le peggiori.
Perché ritengo che anche chi si trinceri dietro ad esso oggi sbagli e mascheri spesso proprie insicurezze, che sono di tutti, uomini o donne che siano.
Perché so, come assolutamente assodato, che indipendentemente dal sesso si può ottenere esattamente ciò che si vuole comunque, perché non è vero che l’uomo è sempre avvantaggiato in tutto.
Perché non ho mai visto il mio sesso come un limite, anzi quando ho visto che negli altri poteva esserlo ho goduto nel fargli infine convenire il contrario.
Pertanto non ho l’utero in vendita nel banchetto di Giuliano Ferrara dalle tette grosse, né mai lo avrò, nonostante le sue patetiche battaglie che perderà, non brucerò il reggiseno in piazza perché è comodo a volte, sorriderò sempre compassionevole dinnanzi ad un maschilista, pensando a quante donne lo hanno fregato, sorriderò ugualmente compassionevole dinnanzi ad una femminista pensando che sia auto-limita da sola accusando sempre gli altri e a quante cose potrebbe fare se lasciasse il femminismo alla sua epoca, senza delle volte sporcarlo.

venerdì 15 febbraio 2008

donne, pensateci


dal quotidiano il Manifesto un articolo che condivido..

L'aborto è di Stato
Ida Dominijanni

C'è fra lo Stato moderno e le donne un'antica inimicizia, fatta di esclusione da una parte e di estraneità dall'altra, che la costruzione della cittadinanza non è mai riuscita a sanare del tutto ma solo a lenire. La legge italiana numero 194 è stata una tappa cruciale di questo lenimento: siglando, fra donne e Stato, non la pace ma un armistizio. La procura di Napoli che ha ordinato il blitz del Policlinico, i poliziotti che l'hanno eseguito con zelo in eccesso, i politici che lo approvano, lo sdrammatizzano o lo spoliticizzano, i predicatori che lo cavalcano per testare (scusate la volgarità della citazione letterale) la grandezza dei propri genitali, devono sapere che hanno rotto questo armistizio e assumersene, da adulti e non da bambini, da padri e non da figli in perenne rivolta edipica contro le madri e contro la Madre, le dovute responsabilità.
Da oggi sul tappeto non c'è solo la questione dell'aborto, o la difesa della 194. E sbaglierebbero anche le donne se si lasciassero prendere nella trappola strumentale di questo perimetro. La questione sul tappeto è quella dello Stato costituzionale di diritto. Quello che garantisce - o dovrebbe - che le leggi siano applicate correttamente e non in un clima di emergenza permanente, quello che stabilisce - o dovrebbe - procedure giudiziarie corrette, quello che ci tutela - o dovrebbe- dagli abusi delle forze dell'ordine, quello che difende - o dovrebbe - il rapporto fra medico e paziente da aggressioni e interferenze indebite. Prima di discutere dell'aborto si discuta di questo: a quando un'ispezione nella procura di Napoli? Da quando una telefonata anonima è quanto basta per ordinare un blitz? L'infermiere anonimo verrà gratificato con un encomio allo zelo pro-life? Noi comuni mortali dovremo munirci di avvocato prima di entrare in una sala operatoria? E i medici, prima di fare una disgnosi fetale, dovranno dare un'occhiata ai giornali per vedere che aria tira?
Non è la prima volta e non sarà l'ultima che l'aborto si fa segno di più generali questioni: proprio perché l'aborto, al contrario di quanto sostiene la scellerata campagna sulla sua «faciloneria», si colloca su un delicato crinale, fra coercizione e libertà, fra garanzie collettive e decisione individuale, fra specie e singolarità. Bombardare questo delicato crinale a colpi di cannone significa bombardare, con la cittadinanza femminile, l'edificio dello Stato di diritto, tornare a uno Stato violento da un lato e paternalista dall'altro, che si fida più dei poliziotti che delle donne, e delle donne fa quando va bene delle vittime incapaci di intendere e di volere, quando va male delle assassine: feticide, come recita il brillante neologismo. Lasciare tutto questo fuori dalla campagna elettorale, come va predicando la premiata ditta V&B, è un'illusione falsa e truffaldina, che serve a Veltroni per non sbarrarsi il voto cattolico, a Berlusconi per non sbarrarsi il voto femminile. Siamo abituati a una politica che si nutre di confusione, ma ci sono questioni che domandano chiarezza. E se non la ricevono, la fanno.

Donne, pensateci, soprattutto Voi elettrici di destra, pensate bene a quel che potrebbe succedere se davvero si andasse avanti con una modifica della legge 194/1978, nel senso in cui viene intesa dai Vostri rappresentanti, pensate alle donne morte per seticcemia e ai macellai dell'aborto che imperavano prima degli anni settanta, pensate alle manifestazioni delle Vostre madri e ai nostri diritti, che sono anche quelli degli uomini, perché un figlio è per due, non per uno (se la coscienza non basta, tenete conto che ci son tante belle leggi in Italia che vi obbligherebbero a prendervene cura..).
Pensateci bene anche Voi uomini, perché se il corpo è della donna il figlio è anche Vostro poi.
Manifestate, manifestate e ancora manifestate, ma soprattutto pensate.
Pensate, pensate e ancora pensate.



giovedì 14 febbraio 2008

san valentino


Ieri, mentre passeggiavo allegramente in centro, notavo quanto gli uomini diventino mesti in questi particolari giorni di febbraio, direi meglio pestati, vi vedo, siete trascinati dalle donnine (ine ine) invasate in giro per i negozi a vagliare il cuore più grande, i cioccolati più buoni, il foulard più bello, il regalo più carino e tenero, pensando nel contempo al ristorante giusto, al momento giusto e bla bla bla…
Ieri notavo che qualcuna osava la vetrina di una gioielleria, nello specifico una coppia, davvero giovane, era ferma innanzi ad una delle gioiellerie più care del centro, come la tipa ha puntato i piedi, il tipo ha avuto un riflesso incondizionato alla fuga, l’ho visto benissimo, ero dietro di loro, la gamba destra è scattata in avanti, il braccio ahimè era costretto tra le amorevoli braccia della donnina.
Gli ho rivolto un sorriso di simpatia a quel ragazzo, davvero, mi ha risposto con un sospiro sconsolato, chissà se glielo ha comprato l’anello, tanto si mirava lì eh..
Uomini, oggi ho per voi una tenerezza infinita.
San Valentino dovrebbe essere dedicato a Voi uomini, non all’amore.
A Voi che non frega niente dei cioccolati, dei cuori ma pensate solo a che vorrà ‘sto giro la vostra donna, a raccattare i soldi per il ristorante, ma ce li ho ‘sti soldi? ma non si può mangiare una pizza? Che palle c’è la champions, oddio il concerto no, non oggi (sappiate che Moltheni al Trittico oggi mi par fatto ad arte, a prescindere dall’indubbia bravura del suddetto, ma vi auguro un’acustica migliore rispetto a quella che è toccata a me).
A Voi che vi chiedete come abbia potuto fregarvi così, cioè del tipo: è sempre stata così smaccatamente smielata e io non me ne sono accorto? (ebbene sì, fatevene una ragione, vi sono vicina).
San Valentino lo dedico a voi cui il rosso piace solo nella biancheria intima, a Voi che ve ne fottete sempre, ma assecondate perché una donna incazzata è una donna incazzata, e se dovete perdere la partita, il concerto, il poker, l’uscita con gli amici, l'alcool e il buon vino, che perlomeno cazzo ve la dia, e in completino rosso, altrimenti non vale!
Uomini su con la vita! Oggi lo dedico a Voi, portate pazienza sono 24 ore, 200 €, 2 palle andate, ma perlomeno domani è un altro giorno……..



sabato 9 febbraio 2008

quando sarà



quando sarà,
sarà il colore del mare,
sarà suono di passi grevi,
sarà silenzio,
sarà occhi obliqui di pianto,
sarà nemesi,
sarà memoria bastarda,
sarà un sorriso mio malgrado,
sarà un altro altrove,
sarà augurio.

abbi cara ogni cosa,
abbi cura di tutto,
abbi te sempre.

lunedì 4 febbraio 2008

mare



Avevo dimenticato quanto il mare riesca a penetrarti l’anima, o meglio avevo tentato di rimuovere questo sentimento e questa sensazione negli anni passati a Bologna, di costringermi a far senza, per necessità.
Negli ultimi anni quando d’inverno tornavo nella mia Terra evitavo di andare al mare, ne ricordavo gli effetti e il non poterci andare secondo i desideri mi avrebbe fatto forse più male, ho fatto senza, ho dovuto far senza, ma tutto sommato ho sbagliato, bastano due giorni se ci si accontenta, bastano un paio d’ore là davanti, in silenzio per ricaricarti, per ricordarlo.
Il mare non è solo estate, il mare d’estate è disturbato dalla folla, d’estate il mare si ritrae, chi ama il mare davvero lo ama solo quando l’ha conosciuto d’inverno e non perché romantico o malinconico, ma perché lo senti, ti entra dentro, ti affascina e solo in quei momenti ne percepisci la forza, l’essenza, è come un approccio lento, una conoscenza graduale, profonda, passo dopo passo, un ballo lento e intimo, dopo qualche anno ti pare quasi di potergli parlare e che lui ti parli, diventa l’unico amico da cui vorresti andare, per parlare e ascoltarlo.
D’inverno ti prepari a toccarlo d’estate, è un rito, un rito che ho imparato da piccola con mio zio, l’ho imparato nelle ore sulla spiaggia, sulla torre tra le onde altissime che d’inverno caratterizzano Barisardo, che fanno paura, ma che dopo un po’ conosci, rispetti e sai che sono lì da sempre, sta solo a te uniformarsi ad esse e non il contrario.
D’estate purtroppo è invece il mare ad uniformarsi a te, lo vedo spesso chiuso da rocce finte per bloccarne la forza, lo vedo costretto in braccia che non gli appartengono, le stesse braccia che d'inverno rompe, sovrasta senza pietà.
D'estate l’uomo costringe il mare a sottostare ai desideri, ha l'illusione di poterlo domare, pone roccie finte, divieti e orribili muraglie sottomarine, le avete mai viste? io si in continente, servono per le correnti, perché la balneazione è importante, la gente ne deve godere, a suo modo e a suo comando, spesso per questo evito alcuni mari d’estate, quelli dalle spiagge artefatte, costruite là dove non ci sono, scavate stupidamente dall’uomo per avere la sensazione del mare, l’illusione che una pozzanghera possa essere mare.
Ieri ho ricercato il mare d’inverno e l’ho trovato, qui nel nord stranamente, il Liguria, nei paeselli a cavallo e nei dintorni delle cinque terre, assolutamente deserti, silenziosi, quasi fantasma, non un locale, non un bar aperto, solo un ristorante per paese, solo il silenzio e le onde sui picchi scoscesi delle rocce a strapiombo, le piccole barche in secca, mare e ginepro, mare e grappa, mare, vento e Sciacchetrà, splendido, un’energia assoluta e pura, un rigenerarsi completo.
Abbiamo dormito sul mare irato, gonfio, ho dormito splendidamente con la miglior musica che c’è.
In due giorno ho riscoperto quanto mi mancava la risacca, la rabbia e la forza che possiede, in due giorni ho riscoperto di aver voglia di mare sempre.
In due giorni ho riscoperto l’assenza che mi provoca e l’energia che da.
Oggi mi manca, già vorrei tornare là, cuore d’isolana forse, la Sardegna è terra e mare, io sono terra e mare, soprattutto mare, Dio come mi manca il mare.

venerdì 1 febbraio 2008

ho i capelli bianchi


Dottor Gennaro Spera, dermatologo del CNR – la venuta dei capelli bianchi è dovuta alla graduale perdita di melanina nel fusto del capello, per un progressivo deficit di produzione dei melanociti di ogni unità pilare, tale fenomeno compare tendenzialmente dopo i 30 anni nell'uomo, anche più tardi nelle donne.
indipendentemente, però, dall’invecchiamento fisiologico, può essere riscontrata in rare patologie. Nei casi di canizie che si manifestano in situazioni di malattie, di stress o di spaventi, una possibile spiegazione è che il deficit di produzione delle cellule melaninocitarie sarebbe provocata dalla riduzione dell’apporto nutrizionale, la stessa che si verifica parzialmente con l’invecchiamento”.

Ho i capelli bianchi e ho 26 anni. Non ho uno o due capelli bianchi, ne ho tanti, me ne stanno venendo tanti. E' un fatto, me ne sono accorta ieri l'altro, il consiglio più aulico che ho ricevuto è: tingiti e passa la paura. Tingiti, va bene, ma perché ho i capelli bianchi a 26 anni?
professione: praticante avvocato abilitato al patrocinio (sarà la professione che mi causa lo stress. in effetti "sta giungla mi distrugge"....
altra professione: iscritta alla Scuola per le Professioni Legale (molto meno serio di quel che sembra, zero fonte di stress, se si escludono le notti in bianco a studiare...rigorosamente di martedì...)
stato: nubile/accompagnata...uhmmm, no, ogni tanto forse, un po' d'ansia, ma sotto controllo.
hobby: gli hobby non sono fonte di stress, ma alcuni amici però....
sarà l'esame di Stato? Ma è lontano...mancano mesi...io in verità non ci sto nemmeno pensando.. qualcuno si.. ma insomma voglio dire se ci penso che cambia? tanto.., no decisamente non è quello..
LA CASA: ecco! se la padrona di casa ci manda davvero via, divento canuta nell'arco di una notte, faccio tipo Maria Antonietta di Francia, signora non ho tempo di trovar casa....veda lei.. mi manda sotto i ponti così si ricordi...
sarà la cronica assenza di soldi? son quasi più spiantata ora di quando ero studente, che è successo?
sarà che ogni cosa che leggo ultimamente, dalla politica all'economia, passando per la letteratura mi fa letteralmente vomitare? Anche quello che vedo in verità....!oddio no aspé Saramago no, lui no lui mi piace..
sarà l'età? Cioè no, 26 anni è un’età in cui iniziano a venire i capelli bianchi a dispetto del dottore lì che dice di no? nessuno me lo sa dire, insomma c'è un età definita per i capelli bianchi?o no? sto diventando vecchia? mi volete dire questo??
Mia nonna già a 20 anni mi diceva che era tardi per procreare, ora cosa mi direbbe? sei defunta? sei in menopausa avanzata? ahhhhhhh, oh è anche vero che la gente di giorno mi da del Lei.
Attribuisco la cosa ai vestiti, all'abito dettato dalla professione, non ad altro, almeno fino ad ora...
in sintesi che faccio?
a scelta:
1) me ne sbatto e mi dico che i canuti hanno il loro fascino, stile tratto caratteristico, dovrò rifarmi la Carta d'Identità e inserirlo nei tratti salienti?
2) trovo marito e mi sistemo, poi mi infilo le pantofole e non faccio un cazzo a vita, salvo contare i capelli bianchi..
3) procreo, non sia mai sia sintomo di menopausa.
4) vado dal tricologo e i metto in fila insieme a tanti uomini in crisi da perdita dei capelli.
5) elimino ogni fonte di stress e parto come il protagonista del film di Sean Penn
boh, vabbé intanto vado a tingermi va...

martedì 29 gennaio 2008

pilloline, per gradire..



Elezioni anticipate: Berlusconi, Fini e Bossi, che sommati rappresentano, ahimè, quasi la maggioranza del paese, desiderano elezioni subito, sapendo di vincere e consci di dover sfruttare al massimo la disillusione che serpeggia tra la gente. Ma attenzione! Confindustria, Confcommercio, ma soprattutto la Cei sono scesi in campo, tacciando, tra le righe, gli esponenti di destra di opportunismo e mero attaccamento al potere, conclusione? Non ci saranno elezioni anticipate potete scommetterci, non tanto per il figliol prodigo di casa Agnelli, né per i poveri commercianti, ma per la Cei, Bertoni ha espresso il volere del Papa, così sia, amen, io vi benedico.

Strage di Erba: oggi si è aperto il processo agli amabili vicini di Erba, gli innamorati sorridevano alla richiesta di ergastolo del p.m., un signore fuori, pare in fila dalle 5.00 del mattino, ai microfoni di un Tg afferma più o meno quanto segue: “Ognuno ha i suoi hobby, io ho quello dell’attualità, sia nera che rosa, quindi mi guardo il processo”.. Ricapitolando il signore è stato in fila dalle 5.00 per entrare in un’aula di Giustizia (in cui io avrei vietato le telecamere e la gente), per seguire il suo hobby, per un momento di svago, del resto un hobby come un altro, chi non ha l’hobby di guardare foto di corpi sanguinanti per svago e piacere? di che ci si stupisce? Io leggo, vado al cinema e a teatro se capita, lui frequenta aule di Giustizia in cui si discute di delitti efferati, immagino fosse anche a Cogne e a Parma, sarà anche necrofilo? Oh gli hobby son hobby, Vive l’Italie!

martedì 22 gennaio 2008

ancora e ancora



Toto’ Cuffaro, che uomo meraviglioso, un vero stratega, un artista del falso e dei media. Un genio. Solo in Italia. Che accade? Accade che il Signore qui si becca una condanna a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, oltre, e badate, all’interdizione PERPETUA dai pubblici uffici (questo già significa che se la sentenza diviene definitiva TE NE DEVI ANDARE!!lo sai Toto' questo?) e che fa? Che dice? Che è felice! Lui è felice perché ha provato la sua estraneità ai fatti! Ma davvero? Io questo passaggio della sentenza me lo sono persa, proprio non l’ho trovato, come non ho trovato nessun accenno all’associazione semplice per cui sarebbe stato condannato. Associazione semplice? E che è? Ma dove l’ha letta l’Associazione semplice? Ma dove sta scritto il reato di associazione semplice alla mafia nel nostro codice penale? Bah, io non lo conosco, ma nemmeno lo trovo, ci credo che si batterà e vincerà la battaglia per farlo abolire, non esiste.
Carissimo Toto’, non hai niente per cui combattere, va bene così no? Sei ancora lì, avevi detto che ti saresti dimesso anche solo per una condanna in primo grado e invece no! Ricorrerai in appello mi dicono, bene, bravo è un tuo diritto, in bocca al lupo iena.
In tutto ciò quel che è peggio sono i media, che schifo, che tristezza, gli danno retta, cazzo gli danno retta, si sente ovunque rimbalzare questa stronzata dell’associazione semplice e quindi dell’estraneità di Cuffaro alla mafia, ma solo una dubbia (?) condiscendenza nei confronti di pii soggetti quali: Domenico Miceli, Salvatore Aragona e Giuseppe Guttadauro, ma lui no, povero, lui mica favoreggia la mafia! Nevvero Corriere? Nevvero Repubblica? Nevvero TG5? Plaude anche il Cavaliere, esulta l’amico PierFerdinando, Cuffaro è salvo, la credibilità è fottuta, ma fa niente, la verità è che non ne vale la pena, che amarezza, viva l’Italia.

domenica 20 gennaio 2008

e vabbé..

Mi devo abituare, non è facile, si, è faticoso guardarsi, lo è perché la mia vita è cambiata e non ho ben capito chi lo ha deciso, se qualcuno lo ha deciso, la cosa nemmeno mi garba sotto alcuni punti di vista, è difficile è perché devo abituarmi alle presenze fisiche, non è facile, e scusa, mille volte scusa se non tengo conto di te, se non quando sono sola, mi imbarazza doverlo fare e forse mi innervosisce anche.

Allora scusa se non riesco a coordinarmi, se sono singolare sempre se non userò mai il plurale –non lo voglio usare-, scusa se faccio le figuracce perché tralascio le prime impressioni con i tuoi amici, ma il punto è che me ne frego, e godo anche nello stare antipatica, mi concede più libertà.
Ancora scusa se diserto e non dovrei, scusa se non ho limiti, scusa se non ti credo e ti guardo scettica, sono così, mai cambiata in fondo, ma avuti nemmeno troppi peli sulla lingua, assenza di coordinazione, ma il bello è che mi sopporterai a breve termine e non lo sai, ma lo saprai come lo so io e non per causa mia, e poi te l’ho sempre detto che non ero facile tutt’altro, ma tu non ci vedi bene evidentemente.
Scusa, anche se non me le hai chieste so che avrei dovuto fartele, ma non credere che te le rifaro, è una questione di abitudine.
Scusa le mie fisime, scusa se fra poco diventerò ironica e poco seria, cercherò di contenermi, scusa per il pubblico, scusa per me, per te, per tutti e a tutti.
Scusa il mio menefreghismo, ma che in fondo è relativo e inesatto, questo lo sai. Ho promesso a me di impegnarmi senza impegno, per me più che per te, per una questione di età e di maturità, per una questione di diversità di situazioni, per una questione di conservazione personale, per una questione di sfida, per una questione di mettersi alla prova, per una questione che ti voglio bene, per una questione di termini brevi da impegnare, per una questione che non so nemmeno bene dove sono messa e vorrei capirlo, per una questione di sensazioni, per una questione che me lo devo, no, me lo devi.
Ça va mieux pour l'instant?