giovedì 6 marzo 2008

nonluoghi

Non secondo Augé, né secondo Berger, ovvero Spinoza, che pure stimo, nonluoghi secondo i medi, i comuni, nonluoghi di cui abbiamo bisogno, identità, di cui abbiamo necessità e ahimè non abbiamo.
Non abbiamo riferimenti che non sia storia, che non sia luogo o desiderio, non abbiamo altro che le nostre percezioni sensoriali, di memoria, non abbiamo nulla che non sia costruito, ora in infanzia, ora in adolescenza, non abbiamo altro che smacchi nascosti da tirar fuori a tempo debito.
Eppure abbiamo bisogno di collocazione e di collocare gli altri.
Abbiamo bisogno di definizioni, non riusciamo ad esserne esenti, dobbiamo necessariamente collocare le persone che ci circondando entro limiti ben definiti a noi comprensibili, ciò che non comprendiamo semplicemente non lo assimiliamo all’istante per quel che è, abbiamo bisogno di scomporlo e di riferirlo a qualcosa che ci è noto.
E allora, banalmente, se telefoniamo al mobile di qualcuno il primo bisogno che abbiamo è di collocarlo in uno spazio-temporale, il secondo è il sapere chi stiamo chiamando, non in astratto, ma in maniera definita, accettiamo l’estraneo solo ove dovuto, per necessità.
Abbiamo urgenza delle cose altrui, sapere per collocare, come piccoli magazzini di pensiero a compartimenti stagni in cui ogni persona a noi nota ha la sua esatta collocazione, la sua esatta definizione, fissa.
Ci turba, fateci caso, quando questa persona modifica il suo comportamento, o malauguratamente cambia, ne abbiamo quasi il rifiuto, e spesso tendiamo alla critica, semplicemente non riusciamo più a collocarla nei nostri luoghi mentali, nei nonluoghi che gli abbiamo dato.
Occorre un processo di scomposizione e ricomposizione mentale, affinché la persona in questione possa rientrare nuovamente nello scomparto mentale a lei dedicato e ciò, per quanto ovvio, può accadere solo in presenza di un forte affetto, non teniamo nella giusta considerazione l'evoluzione umana, soprattutto di pensiero.
Esattamente come ci turba il contatto con chi nelle nostre convinzioni, o percezioni, non risponde ai nonluoghi creati dalla nostra mente.
Difatti è perfettamente falso che l’uomo non si ferma alle apparenze, non in senso assoluto, ma relativo, quando incontriamo una persona ne notiamo subito l’abbigliamento e se questo rientra nei nostri gusti spesso possiamo anche soffermarci a conoscerla, in caso contrario tale persona viene accantonata, è umano ed indefettibile.
Faccio un esempio, quando si incontra una persona estremamente tirata, spesso si classifica con un banale “fighettina/o”, e nel caso in cui noi siamo di altre “sponde”, semplicemente la accantoniamo, la molliamo, non ci interessa, per converso se incontriamo qualcuno che riteniamo affine ci soffermiamo, parliamo, magari azzardiamo serietà nelle conversazioni, spesso e purtroppo accade che l’affine non lo è, ma solo modaiolo, il tirato lo è.
definizioni, è la parola d'ordine.
L’uomo è banale in fondo, prevedibile, facile al giudizio e al giustizialismo, secoli di libero pensiero, di filosofia, sociologia e antropologia hanno di ben poco aperto la mente, o forse rimane solo una questione di maturità.
Forse è invece questione di una conformazione genetica, o di una profonda mancanza di dialogo, di ottusità anche, di assenza di tempo perlopiu.
non lo so, invero non lo so.
Ora mi chiedo quanti compartimenti stagni possiede ancora la mia mente? Quanti nonluoghi da far divenire luoghi? E quanto sia esatto ragionare così, o meglio ciò è giusto? no, ma non per motivazioni profonde, ma perché resto ancorata tenacemente alla concezione relativa della giustizia (su questo consiglio Giustizia di Dürrenmatt, al di là della filosofia) e del mondo in sé, che mai è univoca, niente è univoco.
il triste è che nonostante si provi a modificare questo atteggiamento, a imporci il basta, lascia vagare la mente come viene, cadiamo sempre nell’errore di avere la necessità fisiologica di dover inquadrare qualsiasi cosa ci si presenti davanti.
Badate non parlo dei pregiudizi di strapazzo o d'altro di simile, parlo di classificazioni di ciò che incontriamo, a prescindere dall’indubbia e innata curiosità dell’uomo che lo spinge sempre ad una ricerca sia interiore che esteriore, mai sia diversamente, all'apprezzare questo, ma il nuovo, il diverso dobbiamo, per quanto diverso, associarlo sempre a qualcosa che conosciamo, altrimenti ne siamo sconvolti, scioccati, nelle ipotesi migliori affascinati e soggiogati.
Tutto ciò in sintesi per dire che sto di nuovo cambiando dentro, sono camaleontica, in questi anni ho cambiato varie volte punto di vista e forma mentis, mi rendo conto di aver creato scompiglio qualche volte, però è bello, io inizio ad apprezzarlo davvero, mi piace proprio, devo lavorarci, ma mi affascina, andare anche contro me e soffermarmi, impormi di non cercare verosimiglianze, assonanze, anzi viva le dissonanze, insomma nonostante i retaggi mi sa che li scompongo tutti gli scomparti della mente, oh poi in quanto umana si dovrà provvedere mio malgrado a ricomporli tutti!!

6 commenti:

seserla ha detto...

mii un testamento!!! mollatelo va è lunghetto!!

Anonimo ha detto...

E' lunghetto ma è bello. E il tuo blog è, secondo me, tra i più significativi della " cerchia intima dei bloggers "

aZ

seserla ha detto...

grazie! lusinghiero, ma esagerato direi!

Anonimo ha detto...

Beh no dai...nella cerchia dei blog nuoresi che conosco è sicuramente tra i miei preferiti giuro. Riesci a distillare bene sia profondità che ironia, e il modo che hai di scrivere ti fa assolutamente onore.

aZ

Anonimo ha detto...

è dalla scorsa settimana che volevo scrivere un commento a questo lungo e riflessivo post, riflessivo anche nel senso che io proprio mi ci rifletto, lo sento vicino, affine, e non ci vuole molto a capire perchè.cara dani,siamo tutti ancorati saldamente alle nostre cose, ma volenti o nolenti siamo anche naturalmente portati all'evoluzione, al cambiamento, a diventare qualcos'altro, con pezzi che si rimuovono, e pezzi che si aggiungono..in ultima analisi non penso però che si cambi davvero, rimaniamo sempre fondamentalmente quello che siamo, solo TIRIAMO FUORI cose di noi che prima stavano sopite chissà dove. e questo spaventa da morire, spaventa in prima persona chi si vede 'cambiata' e poi chi ti sta vicino, ed è tutto un misto di sorprese e perplessità,e rifiuto, che solo la CONOSCENZA poi porta a sdrammatizzare, e allora puoi anche pensare che finalmente sei fermo, ma non è vero, si ricomincia a variare e a sfumare e a limare e il bello è proprio che non controlli un bel niente ma tutto avviene senza chiederci il permesso. un bacio dani

seserla ha detto...

dici che fondamentalmente rimaniamo sempre gli stessi? non so, in linea generale direi di si, nei caratteri essenziali del nostro carattere insomma( oddio pessimo gioco di parole), ma non nel pensiero, io vedo nella gente un profondo mutamento di pensiero, lo vedo anche anche in me, soprattutto in me, bah, come ho già in fondo non so..
bacio a te tesoro mio.