venerdì 20 aprile 2007

Il Signoraggio, Ally McBeal e il genio della lampada.

Liberamente rielaborato da un articolo di paolo franceschelli
Uno dei telefilm più belli dati è Ally McBeal. Memorabile, per il giurista, l’episodio dell’avvocato bambino che, essendo un bimbo prodigio, è diventato legale a sette anni e quello del bambino che vuole fare causa a Dio per avergli dato dei genitori che litigano sempre.In Italia un telefilm giudiziario che presenta casi di diritto civile sarebbe pressoché impossibile. Nel caso del bambino che vuole fare causa a Dio, ad esempio, sorge prima un problema di individuazione della categoria di danno, con le astruse problematiche sulla riconducibilità del danno esistenziale nella categoria del danno morale o nella più ampia categoria del danno non patrimoniale lato sensu, che farebbe addormentare qualsiasi spettatore dopo dieci minuti; dopodichè seguirebbe il problema della legittimazione processuale di Dio, problema che un giurista anglosassone liquiderebbe in due righe, mentre noi saremmo capaci di scriverci un intero trattato di 500 pagine.Tanto per fare una comparazione spicciola, il giurista italiano è quel tipo che scrive un libro di 300 pagine sull’”Importanza dell’inadempimento” e poi lo propone nel suo corso di laurea; testo il cui contenuto di fondo può riassumersi nel seguente concetto: l’importanza dell’inadempimento va valutata caso per caso. Nello stesso numero di pagine il giurista inglese riesce a scrivere un testo su “I fondamenti del diritto” (alludo a Peter Stein), dove riesce a fare un excursus sul sistema giuridico anglosassone e su quello di civil law, sostanziale e processuale; leggendolo si impara di più che in un intero corso di laurea.mi rendo conto che vi state già addormentando eppure vi prego perseverate, magari qualcuno si avvicina a quel che penso io, e capisce cò che io ho studiato.Nel corso degli anni mi sono sempre chiesta il perché la situazione fosse così e se fosse possibile far qualcosa per cambiare.
mi sono fatta l’idea che le cause di questa situazione siano profonde, e molteplici. E quanto alle possibili soluzioni, francamente non ne vedo, perlomeno di immediate.Iniziamo dalle cause storiche. Per secoli, e fino alle prime codificazioni, il nostro sistena giuridico è stato quello del diritto comune. Era un sistema caotico e quasi incomprensibile, di pressoché totale anarchia giuridica, ben raffigurato nella famosa scena dei promessi sposi in cui l’avvocato Azzeccagarbugli fruga tra le varie carte al fine di trovare una “grida” che servisse al caso suo. Nella soluzione di un caso pratico poteva convergere contemporaneamente il diritto romano, il diritto comunale, il diritto del signore feudale, e il diritto della corporazione, in una pluralità di norme contraddittorie tra loro, e senza un sistema organizzato di gerarchia delle fonti, con il risultato che l’avvocato utilizzava le norme che erano a lui più congeniali (e fin qui non ci sarebbe nulla di strano); ma con l’ulteriore e ben più tragico risultato che il giudice decideva più o meno come gli pareva. Per secoli siamo stati quindi abituati al caos, alla complicazione e alla fumosità e una codificazione non cambia una mentalità in un batter d’occhio. Il sistema della codificazioni è ancora relativamente recente, se raffrontato ai secoli in cui il diritto comune ha dominato (meno di due secoli a fronte di oltre un millennio di diritto comune). Il giurista italiano quindi per secoli è stato abituato alla complicazione, mentre quello anglosassone, ad esempio, è maggiormente aduso alla semplicità del linguaggio. Specie negli Stati Uniti, il linguaggio doveva servire a comunicare tra popoli di provenienza diversa tra loro (non scordiamoci infatti che l’attuale popolazione USA discende da inglesi, portoghesi, francesi, spagnoli, ecc…). Ne consegue un sistema giuridico relativamente semplice, comprensibile a chiunque, come del resto il linguaggio in tutte le pubblicazioni specialistiche (ma anche qui i suoi contro la troppo faciloneria e semplicità americana porta alla totale mancanza di tutele in ambito penale, l'imputato americano se non patteggia è condannato, se ne puo estrapolare quasi un equazione matematica).Aggiungiamo poi, a questo substrato storico, una certa propensione tipicamente italiana a snobbare le cose troppo semplici, identificando la complicazione con cui un concetto viene espresso con la sua elevatezza contenutistica. Questo è un fenomeno tipico di tutti gli altri campi, non solo del diritto. Chi è appassionato di psicologia, ad esempio, avrà notato che i testi inglesi e americani sono sempre comprensibili a chiunque, anche quando sono specialistici. La maggior parte dei testi specialistici italiani – penso ad esempio ai libri di Carotenuto - invece sono incomprensibili perché per esporre concetti anche banali usano un frasario inaccettabile. Invece di dire che “il tradimento, nella coppia, non è un problema in sé, ma è sempre la spia di un altro problema a monte” scrivono che “nell’ambito del rapporto dualistico che si crea nella fusione intima tra due persone, che si tratti di coppia stabile, o meno, tradizionale o non, l’entrata di una terza persona, quando il tradimento è unilaterale (o di due persone, quando il tradimento è reciproco) è sempre l’evento sintomatico da cui si dovrebbero trarre utili spunti di riflessione inerenti alla concausa prima che ha generato questo evento”. Idem per i testi di giurisprudenza!
Ci riteniamo troppo impreparati per contestare mostri sacri del diritto, e quando sentiamo che in una data materia il testo più usato è il testo X o Y, non ci sentiamo abbastanza sicuri di noi stessi da poter andare contro corrente.Analogo atteggiamento abbiamo con le sentenze. Il nostro pensiero più frequente è “se l’ha detto la Cassazione e io non riesco a capirlo, forse vuol dire che non sono abbastanza bravo”.Invece dovremmo sostituire questo genere di pensieri con un altro: “se non riesco a capire il problema, significa che l’autore, o il giudice, non sono abbastanza bravi da farmelo capire”.Questo stato di cose è aggravato dalla situazione in cui versa l’università italiana, spesso i professori non sanno scrivere di diritto se in termini accademici. Infatti è cosa nota che i migliori manuali di diritto amministrativo, penale e civile, utilizzati per i concorsi, sono quelli di Caringella, Capozzi, Di Benedetto, ecc…, non certo quelli scritti dai professori universitari. I problemi fin qui evidenziati, cioè quello storico e psicologico, alla fine si fondono e diventano un problema sociologico. Assuefatti a questo stato di cose, infatti, andiamo avanti in questo caos e ciascuno gode i vantaggi di questa situazione. Ed ecco perché questo stato di cose non cambierà mai. Cominciamo dalla categoria degli avvocati. Anzitutto nel processo essi sono esonerati dall’obbligo di essere chiari. Inoltre quando non conoscono un argomento possono inondare il cliente con una marea di frasi incomprensibili, tanto costui non se ne accorgerà e penserà che il problema è la sua ignoranza, non il fumo negli occhi con cui l’avvocato lo sta sommergendo. A danno però delle parti, che spenderanno soldi inutili senza capire perché li stanno spendendo. Quindi perché gli avvocati dovrebbero protestare contro questo stato di cose?Poi se ne avvantaggiano alcuni magistrati, che possono decidere quello che vogliono, sostanzialmente certi che tanto più parleranno in modo complicato, tantomeno le loro decisioni saranno sottoposte a critica.Alcuni professori universitari, come abbiamo detto, vengono favoriti perché non devono sforzarsi di scrivere cose comprensibili, il che permette loro di nascondere spesso la loro impreparazione in una data materia.Infine, se ne avvantaggia la classe politica. Alcuni politici sono sicuri che il magistrato compiacente troverà senz’altro il modo di emanare una decisione a loro favorevole, e difficilmente tale sentenza sarà soggetta al giudizio critico della massa, generalmente non in grado di capire a fondo le sentenze dei giudici.Così ecco che ad es., la sentenza della Cassazione nei confronti di un noto personaggio politico, che dichiara prescritto il reato contestatogli, diventa una sentenza di assoluzione, dato che la maggior parte dei cittadini non è in grado di distinguere tra prescrizione e assoluzione.Inoltre data la scarsa comprensibilità della maggior parte delle leggi diventa molto più facile emanare norme dal contenuto assurdo.Come esempio è sufficiente riportare quello di una sentenza della Corte Costituzionale che due anni fa dichiarò incostituzionale il decreto legge con cui il governo aveva deliberato che la Presidenza del Consiglio non era più soggetta al controllo della Corte dei Conti. Tale decreto è passato del tutto inosservato sui giornali, perché bisognava essere costituzionalisti e amministrativisti al tempo stesso per capire l’esatta portata di quell’assurdo decreto legge. Quindi nessun giornale ha riportato la notizia.Il linguaggio giuridico, cioè, diventa uno strumento di potere e di manipolazione, perché grazie a questo stato di cose si possono nascondere determinate cose, senza che la gente ne venga a conoscenza e senza che, nei dibattiti politici che ne conseguono, il cittadino medio riesca a percepire effettivamente quale è il vero problema.Uno dei casi più assurdi credo sia quello in materia di signoraggio. Pochi sono capaci di capire che dietro alle sentenze sul signoraggio, emesse la prima da un giudice di pace, la seconda dalla Cassazione a SS.UU, si nasconde un buco di centinaia di milioni di euro, forse migliaia, ai danni delle casse dello stato e dei cittadini. Probabilmente, la verità è che neanche la maggior parte dei politici (molti dei quali non sanno neanche cosa sia la Consob e non hanno neanche gli elementi giuridici base) è a conoscenza del reale stato di cose che si cela dietro a questo problema del reddito da signoraggio, il che porta ad una specie di paradosso, cioè quello del potere che si cela a se stesso.Insomma, troppe categorie traggono vantaggio da questo stato di cose, perché si possa sperare che cambino, mentre chi subisce gli svantaggi di questo sistema non ha il potere per farsi valere, perché sono gli studenti, i cittadini vessati da un sistema che non capiscono, gli amministratori pubblici che hanno a che fare con normative incomprensibili e che spesso passano giorni a domandarsi “ma ho il potere di fare questa cosa o no?”.

2 commenti:

seserla ha detto...

mi rendo conto che i più si spaccheranno abbondantemente le scatoline alle prime tre righe..ma questo articolo, indubbiamente rielaborato e plasmato sul mio pensiero è secondo me illuminante!

seserla ha detto...

ho cambiato nick, l'altro mi si confondeva tra mail, password verie e co...vediamo se funziona...