venerdì 1 maggio 2009

guida al buon cibo..

buonasera, ben trovati, non ci si vede da tempo, probabilmente non ci si vedrà per altro tempo, in compenso per quel poco che vale, ho deciso di illustrarvi, con un ché di arroganza giocosa vivacemente attinta dal venerandissimo Artusi, i migliori posti in cui gustare del buon cibo e del buon vino in Italia... giusto perchè ci pensavo ieri l'altro..
non sono comprese tutte le regioni e me ne scuso...
comunque.
si parte.
profondo sud.
Sicilia.
Parte prima: Sicilia del nord
Ah, la Sicilia.
per molti sarebbe facile descriverla. sole, mare, profumi e arte.
riduttivo, povero e falso.
la Sicilia è contrasto, aspro, forte, violento, di un imbarazzo che ti coglie all'improvviso, dal nulla e diventa disagio.
e il disagio è duro da scrollare e perdura e senti come se avessi fatto qualcosa di non dovuto, scortese.
ed è facile dietro i sorrisi, facile, perché la Sicilia va vista con chi è siciliano, lì noti cose e capisci segni che da turista sarebbero solo graziose coreografie, buffi rimbecchi e cortesie dovute.
falso, il siculo è solo raramente veramente gentile, più spesso è solo profondamente educato, il siculo non dice no per educazione, ti aiuta, ti illustra ed altro per lo stesso motivo, ciò ricordate non significa gli siate simpatici, affatto.
la Sicilia è come i siciliani, brulla e secca, ma calda da bruciare e colorata ed eccessiva e maestosamente signora.
perché la Sicilia è una signora imbellettata e potente, fredda ed ammaliante.
e gustosa e densa.
così densa che non si sa cosa sia la fame.
così contorta che il nobile chiama ancora popolano il contadino.
e si inerpica dal mare alla montagna sinuosa e lenta come le strade chiuse.
e al mare troviamo Palermo, o Palemmo, enorme surriscaldata, caotica, povera e ricca, dolorosa.
troviamo la città dei 7 porti, 5 sopravvissuti e in uno di questi 5 porti, quello più a nord, là dove salpano i pescherecci, poco fuori dalle porte leonine, si apre un mondo.
un chioschetto fatiscente e lercio con lo stemma algida degli anni '80 e sedie blu e bianche e tavoli bassi e sbilenchi arrancati sui ciottoli subito prima della banchina del porto.
e gente.
una immensità di gente.
un cameriere irriverente e scontroso che non è cameriere.
il vino peggiore della mia vita, ma..
eh, ma chili e chili di pesce freschissimo, dai bocconi ai granchi, da gamberi a scampi, da triglie a vongole e ricci come mai visti buttati sul tavolo in ceste enormi con piatti di plastica precari.
non esiste un menù, chiedete e vi sarà dato.
chiedete e chiedete e siate silenti e godetevi il chiacchierricio confuso e dolce del siciliano.
il rollio del mare battuto da quelle barche che generosamente riforniscono il chiosco.
siate silenti e rispettosi e guardate.
godetevi il non avere fretta, ma pazienza, anche se sono le 4 del mattino e il cibo continua lento a venire verso di voi.
godetevi la luce fioca dei lampioni e l'assurdità del tutto.
ammirate la costanza nell'abusivismo sfrenato del chiosco.
ma attenzione, non siate mai troppo turisti, mai troppo chiacchieroni e allora il vino cambierà e diventerà bevibile e il tutto sarà a 10 miseri euri.
finite e risalite piano, sarà giorno, sarà caldo, sarà l'inizio del mercato, sarà vucciria, sarà la taverna azzurra che vista da fuori farà paura e non ci vorrete entrare.
sarà l'assurdo del marrone e dell'azzurro, la vecchiaia del posto, la sua trasandatezza, saranno gli alcolisti fermi al bancone, sarà il barista vecchio e indifferente.
sarà un attimo, eppure c'è qualcosa che vi spingerà ad entrare, saranno i commenti su voi che sostate sulla porta timorosi, sarà il barista che vi sorriderà sereno.
sarà il vino.
il vino fatto in casa e la bottiglia spalmata sul bancone per voi.
saranno quei 50 centesimi a bicchiere forfettari e i racconti dei vecchi.
ed ognuno avrà la sua.
sarà di mare o di terra ma ognuno là non aspetta altro che raccontarvi avido della vostra attenzione.
saranno ore fumose là dove non esiste il divieto di fumare, sarà una partita a carte rigorosamente truccata, saranno quei visi raggrinziti e vecchi, cotti che sanno di vita più di tanti altri, saranno le voci fuori, sarà solo la fame a portarvi via.
via giù nella via scalcinata fino alla trattoria shangai.
secondo piano.
palazzo scalcinato e cadente, tendone rosso e scritta rossa e bianca, assurdamente fuori luogo da essere perfetto, assurdamente kitsch, assurdamente Palermitano.
eh si, non è affatto di un cinese, né si mangia cinese, niente.
il padrone amava la Cina visitata da giovane, e portò la Cina con sé in Vucciria, il padrone la chiamò così, e divenne mito.
resta così ora, triste e penzoluta fuori dal balcone, contorta.
assurdamente buona.
ma non lasciatevi prendere da Palermo,
allontanatevi piano con la promessa di tornare, e cercate l'autostrada per cefalù, superate questo piccolo e delizioso paese, in primavera però, ed andate verso Castel di Tusa.
fermatevi e prendete fiato.
con calma parcheggiate prima dei ciottolati del centro e scendete piano siano all'atelier sul mare.
lì giratevi, guardate a destra i ciottoli della piccola spiaggia, a sinistra l'atelier.
entrate.
chiedete la lista delle stanze d'arte, prendete una stanza, non badate al prezzo, lo vale e non è eccessivo, salite e godete della fantasia.
dell'arte e della sua forma più strana.
godete dell'idea di un uomo geniale che ha fatto dell'arte un luogo di sosta e di ristoro.
un uomo che ha da raccontare di un sogno e di come si realizza.
godete della fantasia della stanza del profeta dove ho dormito la prima notte in mezzo alle parole di Pasolini e con una intera parete a vetro sul mare, sotto un tetto di fango e steppa secca ridipinta,
dove il letto è così grande da diventare casa e sabbia, e ciottoli e parole e luci e libri e limiti inesistenti.
dove l'alba e il tramonto dal letto hanno un colore speciale.
un sorriso diverso dato con gioia.
o prendete l'hammam e andate in oriente.
calatevi in una stella e dormite di rosso.
bagnatevi piano con acqua e sdraiatevi sui ciottoli neri.
voltatevi, acqua, mare, azzurro, pace.
e quando scendete curiosate, scoprite gli anfratti e gli angoli pieni di sculture e dipinti, piante e ciottoli e mare e scoprite i soffitti tappezzati di giornali e riviste.
e nell'uscire non andate lontano.
mangiate nel ristorante dell'albergo.
mangiate sul mare in sedie di vimini e tavoli intarsiati alla luce delle sole candele.
mangiate piano le cozze e il salmone, lo spada e le vongole.
e se non volete sicilia nel vino godetevi il riesling o la ribolla gialla che vi offriranno.
sentite tutto fino alla fine.
piano.
ci vuole lentezza in certe cose.
nel lasciare Castel di Tusa prendete la via della mitica Targa Florio, nel parco delle Madonie.
lì ammirate Polizzi generosa e Petrana sottana.
fermatevi spesso a vedere, non solo guardare.
il giallo dei campi, il verde dei boschi.
le colline dolci e le case sparute.
godetevi l'assenza di esseri umani e immaginate quelle auto in quelle curve.
le soste nelle masserie sulla strada.
il silenzio, il vento forte e dolce che porta l'odore secco della terra.
salite fino alla cima.
fermi, Petralia Soprana.
borgo antico di indubbia bellezza con una curiosa quanto assurda trattoria.
una trattoria comunista, a prezzi comunisti, con vino comunista, padroni comunisti, figli comunisti in Messico in cerca di Marcos.
e un piatto curioso che non pensavo esistesse.
di cui ho a lungo dubitato l'esistenza.
per il vero ne dubito un po' tuttora..ma insomma l'ho mangiato, me l'hanno confermato, descritto, ho visto dei cartelli che ne richiamavano la pericolosità nel parco e insomma.. e forse..bah..
beh giudicate voi: il cinghiomaiale.
si si, cinghiomaiale.
non scherzo. giuro.
ebbene cos'é?
un assurdo incrocio tra un maiale e un cinghiale, ma nato in natura!
non vi dirò come si dice sia nato.
questo ve lo dovrete far dire mentre gustate il suddetto nella pasta, oppure da solo, arrosto, lesso, con melanzane, farcito, etc etc..ma innaffiato mi raccomando!
ed allora via nerello mescalese..
e grappa e un caffé a una vecchia macchina degli anni '50.
poi scendete cauti nei vicoli poco illuminati e fermatevi un po' in piazza dal balcone della chiesa guardate in là, in lontananza, l'enormità della terra.
l'urgenza di andarvi incontro.
to be continued..

1 commento:

TeatroStabileVerona ha detto...

Ciao!
Venici a trovare sul blog del Teatro Stabile di Verona
teatrostabileverona.splinder.com

Ti Aspettiamo!!!