La memoria non è mai obbediente, è buffa e sbruffona, crudele ed insicura, si prende gioco dell’uomo, ride sorniona dei nostri sforzi. L’uomo pensa sempre che la memoria gli restituisca il passato intatto, pensa di averlo dentro di se in ogni occasione, e in ogni occasione sia pronto ad emergere. Così se attraversa una città che si pensa nota, volge lo sguardo intorno convinto di ricordarne i luoghi, non sa di essere, in fondo, fuori luogo in ogni luogo, poiché ogni spazio muta forma e allora il bar non è la dove lo si ricorda, il giornalaio non è lo stesso della memoria, le facciate non son le stesse, anche se giacciono placide sui quei luoghi da secoli.
Bologna non è bianca di neve oggi, non lo sarà questo anno, Castelletto lo è stata per poco, il tempo di una piccola magia da vendere ai bambini di domenica.
Bologna forse è uguale a ieri, a quattro mesi fa, ma questo non è vero, Bologna non è mai uguale a se stessa, muta con le stagioni, per dispetto si veste e si sveste di nuovo, infinitamente, Bologna confonde, non è adatta alla memoria.
A Bologna nascono e muoiono negozi ogni due mesi, muoiono e nascono uomini ogni giorno.
A Bologna via Zamboni non si confonde più con via Rizzoli, puoi vederle unite se le percorri dal basso, ma è un unione bugiarda.
In via Rizzoli c’è Bologna la ricca, in Via Zamboni il vociare degli studenti si spegne presto, non sopravvive alla notte, la notte e trincea da evitare, i portici non rassicurano, il Teatro è spento, le signore non vanno in pelliccia tra le evacuazioni di cani e sbirri troppo annoiati anche solo per pensare.
A Bologna tutto si spegne presto oramai, se sei donna devi preoccuparti del come tornare, se sei uomo quasi non vorresti una donna da difendere nella notte.
Bologna ha perso lo smalto e la sua ricchezza, Bologna non è più capitale dell’arte, né di cultura, a Bologna gli spettacoli teatrali sono cari e non sempre belli, le letture mai oltre le sei.
E’ vero, si beve ancora del vino a Bologna, ma ormai preferisco quello di Castelletto che affonda tra i monti ed è più sincero, quello di Bologna è annacquato di avidità, non vi sono né sorrisi, né vini noti a Bologna, vi sono solo dei visi noti con cui ancora bevo volentieri, in casa, da Max o da Maurizio, il resto è vuoto, luoghi che la memoria non mi rende più come un tempo.
Si, via Santo Stefano è lontana da me e occupata da altri, non si balla più in via Santo Stefano, né si gioca o ride, si sta attenti nel freddo, dimenticando il resto.
Le osterie oramai non raccolgono più speranze buttate tra il tavolo e il vino, tra l’amore fatto al freddo, per il freddo, le osterie ora raccolgono solo denaro e gente composta.
Via del Pratello chiude tra puttane e puttanieri, tra Balocchi e stronzate senza consistenza, le drogherie muoiono lente, è un'agonia, non sento più l’odore del vino offerto insieme al formaggio, non solo per ubriacarsi, ma per parlare e ridere allegri disquisendo su Sartre, pensando a Parigi, o Màrquez per andare lontano.
Bologna si è persa, a Bologna dicono ci fosse il comunismo, ma io non l’ho conosciuto, è morto nel settanta tra le macerie delle radio libere che qualcuno tenta di replicare. Le radio libere sono morte sapete? Sono morte nel settanta insieme ai comunisti, agli anarchici e ai sogni ingrigiti dietro le scrivanie.
chiudono sfatte anche le belle ad antiche librerie di Bologna, nell’indifferenza dei passanti che non vi entrano più, nella costosità dei vostri articoli e ogni volta piango di non avere tanto denaro, vi lascio morire senza celia, senza il disincanto che dovrei avere.
Bologna corrode il suo stesso male con un male più grande, Bologna si distrugge da sola nella miseria nascosta di coloro che restano insultando chi va.
A Bologna sopravvivono Max, Maurizio, Castelletto che non è Bologna e i vicoli intatti, ma sta diventando bugia.
Ieri ho rimpianto Nuoro per un attimo, solo uno, ma ho pensato che a Nuoro ho visto te come non ti vedevo da anni, ti ho vista viva, ti ho visto vivere senza programmi come non pensavo fossi più in grado di fare, ti ho vista ridere e piangere con lo stesso ritmo lento, incurante, bello solo come può esserlo il vivere che io fatico a riafferrare, ma ci provo, mantengo la posizione.
Ti ho vista e ti rivedrò ora che vieni qui, da me, nel mio sconclusionato mondo che gli altri immaginano preciso e ordinato, da avvocato, ma che avvocato non è e forse non sarà mai.
Si, Nuoro, che non è madre generosa, mi ha reso il volto placido della sua finta immobilità, mi ha reso i volti cari che pretendo di ritrovare quando atterro a Olbia e tutto è proiettato più giù, di questo la ringrazio.
Ma anche queste sono malinconie sciocche di un attimo, lasciano il tempo che trovano tra i troppi libri ammucchiati e le troppe persone da accontentare e non ferire, non ferendosi,
la verità è che Nugoro amada è una bugia, Bologna forse no, per ora.